Tutto il carisma e la competenza di Igli Tare: cosa potrà dare al Milan

Quindici anni di Lazio, tre Coppe Italia, tre Supercoppe Italiane e una presenza stabile in Europa. Molta Europa League e un paio di partecipazioni alla Champions. Questo il biglietto da visita di Igli Tare al Milan per quanto riguarda i risultati sotto gli occhi di tutti. Il lavoro del dirigente albanese in biancoceleste però è stato molto più profondo. Tanti guizzi di mercato che hanno portato enormi benefici alla squadra e in alcune circostanze grosse plusvalenze a bilancio. Basti pensare ai colpi di Pedro e Miro Klose, presi a parametro zero, dimostrando di non essere affatto giocatori finiti, anzi… O Ciro Immobile, acquistato dal Siviglia a 8,5 milioni di euro prima di diventare il bomber più prolifico della storia laziale. Sono famosi anche gli acquisti di Luis Alberto, preso dal Liverpool a poco meno di 5 milioni di euro e soprattutto di Milinkovic-Savic, portato in Serie A da ragazzino per una dozzina di milioni e rivenduto poi a 40, otto anni dopo essere stato spesso considerato, per diverse stagioni, uno dei centrocampisti più forti del nostro campionato. Direttore sportivo tecnico e di campo, così è stato sempre definito Tare da chi ha avuto a che fare con lui. E’ uno che nello spogliatoio si è sempre fatto sentire, sia da giocatore che da dirigente. Ha carisma, polso e non ha mai avuto paura di confrontarsi con le personalità più forti all’interno del gruppo. Famoso in questo senso fu un faccia a faccia tra lui e Sinisa Mihajlovic ai tempi in cui Tare era ancora giocatore. Per questo è stato sempre rispettato da tutti e probabilmente per lo stesso motivo il Milan ha voluto puntare su di lui. Serviva un direttore presente tutti i giorni e forte agli occhi degli esterni. Una persona in grado di imporre nuove regole e di farle rispettare. Un profilo che riunisse un ambiente sfilacciato e dove a volte non tutti hanno dimostrato di remare dalla stessa parte. Dietro a questo omone imponente con la faccia da burbero però si nasconde anche una persona di valori. Tare nel tempo è riuscito a instaurare, con chi lo ha conosciuto, rapporti di piena umanità. Con tanti dei suoi giocatori è riuscito ad avere uno scambio fraterno più che dirigenziale. Per molti è stato un punto di riferimento anche fuori dal campo. Il direttore è uomo di mondo. Partito dall’Albania, ha vissuto a lungo in Germania, prima di approdare definitivamente in Italia, dove ha giocato con grandi campioni e probabilmente da loro ha assorbito il modo di pensare in grande. Appassionato del Milan sin da piccolo, un po’ perché il Flamurtari, la squadra di Valona, la sua città, ha gli stessi colori rossoneri a strisce verticali, ma soprattutto perché il Milan degli olandesi incantava il piccolo Igli e tutti gli albanesi che guardavano le grandi notti europee dalla TV. C’è chi giura che Tare sia in grado di snocciolare senza errori l’11 titolare delle due finali di Coppa Campioni dell’89 e del '90. Parla fluentemente sei lingue: albanese, italiano, inglese, tedesco, spagnolo e portoghese. Già, il portoghese. Durante l’estate del 2010 stava trattando Hernanes per portarlo alla Lazio. Era un affare molto complicato perché il Profeta era reduce da una stagione straordinaria con la maglia del San Paolo e per questo era seguito e trattato da grandi club europei, che avevano disponibilità economiche decisamente superiori a quelle della Lazio, soprattutto nei primi anni di ristrettezze dell’era Lotito. Grazie al suo lavoro però, i biancocelesti erano a un passo dal chiudere l’accordo, mancavano solo alcuni dettagli per le firme dei contratti. Era il momento più caldo della trattativa e Tare non rispondeva più al telefono ai giornalisti, che bramavano informazioni sull’andamento della stessa. Con la squadra Sky riuscimmo ad avere il numero di telefono del Ds del San Paolo e lo chiamammo. Dall’altra parte del mondo in perfetta lingua portoghese, quello che pensavamo fosse il direttore del club brasiliano, ci rispose che non c’era alcuna intesa e che la Lazio era soltanto una delle tante squadre che avevano chiesto informazioni su Hernanes. La sera stessa, il trasferimento del Profeta era fatto, per circa 13 milioni di euro. Sapete chi c’era dall’altra parte del telefono? Non il direttore del San Paolo, bensì Igli Tare. Erano insieme e vedendo un numero italiano con prefisso +39, Tare si era fatto passare il telefono, aveva camuffato la voce e in perfetto portoghese aveva sviato tutti sulla chiusura imminente. Tre anni e mezzo di Lazio a grandissimi livelli, prima di passare all’Inter il Profeta. Anche la furbizia, di certo, a Tare non manca…

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